sabato 13 aprile 2013

Ortoressia

Benché non sia ancora stata inclusa dal punto di vista nosografico nei manuali diagnostici, sembrerebbe far parte di questi nuovi disagi. Steven Bratman, medico statunitense, in un suo articolo pubblicato nell’Ottobre del 1997 sulla rivista Yoga Journal introdusse per primo questo disturbo in seguito ad una accurata autodiagnosi. Nel 2001 lo stesso Bratman nel suo libro “Health Food Junkies: Orthorexia Nervosa: Overcoming the Obsession With Healthful Eating” descrisse l’eziologia del disturbo, i suoi sintomi ed i criteri per diagnosticarlo. L’Ortoressia (dal greco orthòs orexis: corretto appetito) si origina da una esagerata attenzione per la qualità del cibo;
nell'individuo si sviluppa l’idea “fissa” di nutrirsi in modo salutare fino a degenerare in un vero e proprio disturbo del comportamento alimentare in comorbilità con un possibile disordine ossessivo-compulsivo della personalità. Infatti, il timore eccessivo di contaminarsi ed i conseguenti comportamenti compulsivi di evitamento degli alimenti includono nella descrizione di questa patologia meccanismi appartenenti ai disturbi ossessivi.
Colui che soffre di Ortoressia controlla e seleziona gli alimenti che assume in maniera sproporzionata per migliorare il suo stato di salute, questa pratica lo porta ad escludere un elevato numero di cibi per il timore che non siano puri con conseguenze devastanti per il proprio organismo che possono condurre alla morte; le conseguenti gravi carenze alimentari, la riduzione di vitamine e sali minerali sono fattori predisponenti e precipitanti nell’insorgenza di malattie secondarie come l’avitaminosi, l’arterosclerosi e l’osteoporosi. Tra i criteri necessari per diagnosticare l’Ortoressia nervosa vi sono:
  • la necessità di conoscere ogni singolo ingrediente contenuto negli alimenti (si evitano i cibi che possono contenere coloranti artificiali, residui di pesticidi, ingredienti geneticamente modificati, alimenti che contengono troppo sale o zucchero),
  • la necessità di programmare ogni pasto, la paura di contaminare il proprio corpo,
  • il disgusto nel riempire il proprio corpo con sostanze non naturali,
  • il desiderio continuo di depurarsi,
  • la severità con se stessi ed il senso di colpa,
  • il senso di superiorità ed il disgusto nei confronti delle persone che mangiano in modo “normale”,
  • le difficoltà di relazione e l’isolamento sociale.

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