martedì 26 aprile 2016

Con l’arrivo della bella stagione iniziano a fiorire anche numerose diete che propongono risultati miracolosi.
Il paradosso che emerge dall’analisi dei risultati delle numerose diete presenti in circolazione, è che tutte sono efficaci, ma nessuna funziona effettivamente!
In fondo mangiando meno si ha sicuramente un effetto di perdita di peso, ma i problemi sorgono al livello del mantenimento.
Quando seguiamo una dieta modifichiamo drasticamente le nostre abitudini alimentari, pertanto appena la interrompiamo finiamo per riprendere anche più kili di quanti ne abbiamo persi.

Dallo scenario che si ripete anno dopo anno dovrebbe essere ormai chiaro che se si continua a insistere nell’utilizzare gli stessi modelli inefficaci di soluzione, il problema rimarrà irrisolto. La delusione di non riuscire nei propri intenti potrebbe portare ad un atteggiamento depressivo di rinuncia e far pensare che per noi è impossibile riuscire a perdere il peso superfluo e mantenersi in forma.
 
Finché ci si limita a valutare solo l’input e output di calorie, senza cercare di capire cosa non permette di mantenere nel tempo una regime alimentare corretto, si continueranno ad ottenere gli stessi risultati disastrosi.
<<Come nella storiella dell’ubriaco che continuava a cercare la chiave perduta sotto il lampione senza trovarla e di fronte alla domanda del passante soccorrevole.
“È sicuro di averla perduta proprio qui?”
Risponde:
“No, l’ho perduta là, dove è troppo buio per cercarla”>> 
Il prendere in considerazione solo i rassicuranti calcoli matematici delle calorie, significa sottovalutare gli aspetti psicologici del rapporto con il cibo, che invece sono fondamentali per una buona riuscita della dieta, e fare come l’ubriaco che continua a cercare la chiave dove è più semplice trovarla ma non dove l’ha perduta.
Inoltre spesso si tende a patologizzare la persona che non riesce a stare a dieta. Quante volte vi siete ritrovati a pensare: “se non riesco a dimagrire vuol dire che ho qualcosa che non va!”?. Questo meccanismo mentale ha l’effetto deleterio di togliere all’individuo la responsabilità di affrontare il problema per delegarlo alla classe medica.
Quello che rende fallimentari le diete è che si basano tutte su meccanismi mentali di controllo e sacrificio, pertanto a lungo andare diventano insopportabili. In realtà questo tipo di meccanismo psicologico porta la persona a desiderare sempre di più le cose di cui si sta privando. Pertanto le diete attualmente in circolazione vanno a interferire con l’emozione sulla quale si basa il rapporto con il cibo: il piacere.
Sembra un dilemma irrisolvibile, paradossale, ma per gettare luce sull’oscurità che avvolge il problema del tentativo di controllo che fa perdere il controllo è necessario porsi una domanda paradossale: quali sono i modi che sicuramente mi faranno fallire nel mio intento? Oppure come posso far in modo che una dieta efficace si trasformi in una perdita di controllo?
Nelle prossime settimane risponderemo insieme a questi interrogativi, scorrendo le varie soluzioni disfunzionali che spesso vengono messe in atto di fronte ad una dieta.

  Bibliografia: Nardone, G. (2007). La dieta paradossale. Ponte alle Grazie.

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