Durante la prima infanzia l’alimentazione è
l’attività sociale ricorrente che maggiormente influenza lo sviluppo della
relazione tra madre e bambino. Il neonato è naturalmente predisposto a
sviluppare una relazione con il caregiver (di solito la madre), anche la
maturazione dei vari organi sembra collaborare all’andamento di tale attività,
infatti, il neonato è in grado di vedere meglio oggetti posti a circa 25 cm di
distanza, che è più o meno la stessa distanza dagli occhi della madre quando è
al seno. (Ammaniti et al., 2004).
Tenendo conto di tali
precoci interazioni la Dott.ssa Irene
Chatoor propone una classificazione diagnostica per i disturbi alimentari nella
prima infanzia. La classificazione clinico-evolutiva proposta da Chatoor,
inclusa nella recente revisione della Classificazione Diagnostica della salute
mentale e dei disturbi di sviluppo nell’infanzia (Zero-To-Three: National
Center for Infants, Toddlers and Families, Washington DC USA, 2005), si fonda su un modello diagnostico che prende
in esame il disturbo del bambino in una prospettiva di sviluppo e relazionale,
in cui le dinamiche precoci dello sviluppo dei pattern alimentari del bambino
si intrecciano costantemente con le dinamiche relazionali del sistema di
comunicazione affettiva genitore-bambino.
Nella classificazione 0-3 i disturbi alimentari
vengono definiti come una difficoltà del bambino a stabilire pattern regolari
di alimentazione con adeguata immissione di cibo (crescita irregolare non
dovuta a cause organiche), il bambino non è in grado di regolare la propria
alimentazione con i propri stati fisiologici di fame e sazietà, in particolare
Irene Chatoor propone quattro
sottogruppi diagnostici:
·
Disturbo alimentare dell’omeostasi: si
manifesta tra la nascita e i primi tre mesi di vita. Le difficoltà si
riscontrano nello stabilire un’alimentazione regolare e calma. Il bambino è
irritabile, iper-eccitabile, si distrae facilmente, mostra un’eccessiva
sonnolenza e si fa fatica a svegliarlo al momento dell’allattamento. Mentre
alcune madri riescono a modificare la loro stimolazione durante l’allattamento
compensando la vulnerabilità del piccolo, altre non riescono e sviluppano stati
d’ansia e depressione, intensificando così le difficoltà alimentari del figlio.
Di solito in quest’ultimo caso la relazione madre-bambino è caratterizzata da
scarsa reciprocità e inadeguato aumento di peso del piccolo. In molti casi il
bambino con questo disturbo mostra difficoltà anche nelle fasi successive
quando deve acquisire autonomia nell’alimentazione;
·
Disturbo alimentare dell’attaccamento: si
manifesta tra due e otto mesi. Rappresenta una mancanza di sintonizzazione
affettiva madre-bambino in un momento in cui, invece, gli scambi visivi,
sociali e tattili dovrebbero consolidare il legame. Durante i pasti emergono
assenza di coinvolgimento, di piacere reciproco, di contatto fisico e di scambi
comunicativi e affettivi. Il bambino mostra una mancanza di risposte sociali
appropriate all’età, come il sorriso, la reciprocità vocale e il contatto
visivo; spesso c’è evitamento dello sguardo quando l’altro si avvicina. La
madre in questi casi nega la presenza di qualsiasi tipo di disturbo
nell’alimentazione del bambino; in molti casi la madre sviluppa questo tipo di
interazione disfunzionale a seguito di un disturbo della personalità,
dell’abuso di alcool o droghe o di una depressione acuta.
·
Disturbo
alimentare di separazione (anoressia infantile): si manifesta tra i sei mesi e
i tre anni, durante il passaggio all’alimentazione autonoma. E’ caratterizzato
da un persistente rifiuto del cibo o un’estrema selettività, e da un intenso
conflitto nella relazione con il caregiver. Gli scambi interattivi, infatti,
mostrano una vera e propria lotta per il controllo in cui l’ostinazione e la
caparbietà del bambino si oppongono alle difficoltà della madre nel negoziare
le risposte negative e conflittuali. Il rifiuto del cibo varia da pasto a pasto
e in base al caregiver. La madre non è capace di rispondere in modo adeguato ai
bisogni del figlio e risponde sempre in modo intrusivo (forza il bambino a
mangiare quando è emotivamente stressato, lo distrae con il gioco per farlo
mangiare anche quando è sazio ecc..)
·
Disturbo
alimentare post-traumatico: si manifesta improvviso rifiuto del cibo dopo un
evento traumatico (episodi di vomito ripetuti, procedure mediche e
manipolazioni invasive..); di solito il pasto è preceduto da una forte ansia e
da reazioni fobiche che si esprimono attraverso il pianto e le proteste. Questo
disturbo è solito manifestarsi all’improvviso in bambini che prima non avevano
alcun tipo di problema. I genitori, preoccupati, diventano ipersolleciti nei
confronti del bambino che, di conseguenza, accentua i comportamenti di
dipendenza chiedendo ad esempio di poter dormire nel loro letto.
Tale
modello sottolinea l’interdipendenza tra temperamento del bambino e personalità
del caregiver all’origine di pattern interattivi disfunzionali. In particolare
è possibile osservare come le caratteristiche di questi bambini (ostinazione,
caparbietà...) si contrappongono alla vulnerabilità
delle loro madri nel far
fronte alle risposte negative e conflittuali che emergono durante le
interazioni. Alcune madri potrebbero vivere dei sentimenti di insicurezza oppure
avere aspettative elevate circa il loro ruolo, spesso misurano la loro
competenza sulla base di quanto e come il loro bambino mangia. Di conseguenza
se la mamma ha difficoltà a leggere in modo corretto i bisogni del figlio,
quest’ultimo assocerà il momento del pasto e dell’interazione con la madre a
stati emotivi negativi e diventerà difficile per lui regolare il bisogno di
cibo a partire dalle sensazioni fame-sazietà e distinguere queste dalle
esperienze emotive di frustrazione, rabbia o desiderio di richiamare
l’attenzione del caregiver. Il bambino potrebbe quindi rifiutare il cibo quando
il suo comportamento alimentare è condizionato dalla rabbia e dalla lotta
emotiva.
Bibliografia
- Ammaniti M. (2001). Manuale di psicopatologia dell’infanzia. Raffaello Cortina.
- Ammaniti M., Lucarelli L., Cimino S. (2004), Trasmissione intergenerazionale: Disturbi alimentari infantili e psicopatologia materna, Italian Journal of Psychopathology, 10, pp. 127-129.
- Zero-To-Three: National Center for Infants, Toddlers and Families, Washington DC USA, 2005.
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